Felice
di appartenere al genere femminile. Le conferme a volte arrivano inaspettate,
nelle occasioni più singolari.
Una
cena dallo chef Fabrizio Mantovani a Faenza rivela complicità, gusto e
raffinatezza.
Quando
le donne si stringono a cerchio davanti a del buon cibo, danno il meglio di sé:
si
lasciano sedurre dalla bellezza e dal palato. Si lasciano vivere, tenendo
lontana la vita di tutti i giorni. Progettano, ridono, sognano con la
consapevolezza che quello spazio fisico sarà il loro nascondiglio del momento.
Quattro
donne, alcune amiche e nuove conoscenze. Uno spazio bianco ad accoglierle, luci
ben studiate, teatrali.
Uno
chef che accompagna le sue creazioni, raccontando di esse.
Gusti
delicati con accenni all’estate: albicocca, pesce crudo, olio di cedro.
Un’esplosione per i sensi.
Due
presenze sulla tavola dalle lievi onde: “Iperborea”
di Lorenzo Villoresi, un profumo dalle note di fiori bianchi, di mughetto,
ciclamino e pesca. Discreto, femminile, frizzante ma non troppo e “Intelligence & Fantasy” di Geza
Schoen: agrumato, fruttato, dove le note di albicocca e thè verde la fanno da
padrone. Un odore di questa stagione, di questo momento e di quel buon cibo.
Nebulizzati
nell’aria prima della degustazione al palato. In piccoli supporti di ceramica
nell’ambiente. Come a volte un’esperienza può diventare un gioco a tutto tondo.
Progetti in bianco da riproporre e nuovi orizzonti si spiegano di fronte a me. Mi vedo già una damina degli anni ’30, nella bellissima cornice dell’albergo che ospita il ristorante e la cucina di Fabrizio Mantovani.
Persone
sedute in quello stesso tavolo che vivono appieno l’esperienza della vita: uno
chef che racconta le sue storie e una profumiera che le trasforma in odore.